Il porto canale è di tutti. Mi sento di partire da questo concetto, apparentemente elementare, per mettere in fila una serie di ragionamenti utili a mettere a fuoco le problematiche delle occupazioni di suolo pubblico nelle due aste del porto canale leonardesco.
Parto da questo concetto perché nella lettera apparsa su alcuni organi di informazione (e mai spedita al Comune), a firma di alcuni ristoratori, la questione è stata posta semplicemente in un rapporto privatistico tra Comune (Sindaco in particolare) e concessionari di spazi ed aree pubbliche.
La città di Cesenatico, a partire dal 1977, ha iniziato un percorso virtuoso volto alla valorizzazione del centro storico e alla valorizzazione dell’identità marinara del nostro borgo, percorso che è culminato con la riqualificazione completa delle aste e delle banchine del porto canale e con la realizzazione del Museo della Marineria sia nella parte galleggiante che in quella a terra.
A ciò si aggiungano gli ulteriori interventi in piazza delle Conserve e nelle vie del centro per arrivare ai recenti interventi alla Galleria Leonardo e al completamento di piazza Ciceruacchio.
A mio modesto parere questi interventi hanno non poco contribuito alla valorizzazione delle attività presenti, diventando un forte elemento di richiamo anche per nuove attività che, ancora oggi, continuano ad insediarsi sul porto canale perché rappresenta uno dei luoghi più belli e caratteristici della costa romagnola.
Ad accompagnare questo processo amministrativo e politico c’erano e ci sono ovviamente le attività del porto canale e del centro storico (ristoranti, bar, negozi ecc.) che sono state in grado di riqualificarsi, migliorandosi e contribuendo a rendere Cesenatico una delle città di mare più apprezzate della Regione, sia per il panorama sia per la cucina.
I regolamenti che, dalla metà degli anni 80’ in avanti, hanno normato le occupazioni di suolo pubblico sul porto canale e nel centro storico si sono evolute di pari passo allo sviluppo della zona, con l’obiettivo di mantenere un equilibrio tra legittime richieste dei commercianti e la necessità di rendere il porto canale uno spazio aperto per tutti, per i cittadini e per le migliaia di turisti che ogni anno e durante tutti i dodici mesi lo visitano.
L’ultimo regolamento non risale al medioevo, come qualcuno vorrebbe far credere, ma è del 2008 e aggiunse la possibilità per i ristoranti di installare gazebo in metallo in alternativa ai tradizionali ombrelloni.
Ora, che dopo 10 anni vi sia la necessità di rivedere e aggiornare il regolamento è abbastanza plausibile; nel frattempo sono cambiate molte cose e il regime delle occupazioni necessita di un aggiornamento, tuttavia ciò non può avvenire con semplici deroghe od ordinanze sindacali ma attraverso un aggiornamento del regolamento degli arredi del porto canale che veda coinvolta l’intera comunità.
Ricordo, infatti, come il nostro porto canale sia un’area produttiva, sono numerose le imbarcazioni da pesca ormeggiate dal ponte di via Saffi fino al mare; andrà pertanto coinvolta la Capitaneria di porto per gli aspetti legati alla sicurezza, mentre il tratto adibito a Museo galleggiante ha una normativa specifica volta a tutelare la visibilità di uno dei tratti con il più alto tasso di interesse culturale e turistico del nostro Comune, tutelato anche dalla Soprintendenza e sul quale siamo al lavoro con il Ministero dei Beni Culturali per una sua valorizzazione in sede UNESCO.
Di fronte a tutto ciò mi rendo disponibile ad aprire un confronto da attivarsi nei prossimi mesi per raccogliere spunti e idee insieme alle Associazioni di categoria, Capitaneria di porto, Soprintendenza e agli Enti interessati.
Si tratta di un obiettivo che è contenuto al’interno del mio programma di mandato che intendo perseguire. Ritengo infatti che gestire un’impresa in questo luogo così rinomato non può essere fatto passare come una sventura ma anzi è e sarà un privilegio.
Allo stesso tempo non mi dichiaro disponibile ad accettare diktat o ricatti di alcun tipo; anche perché se è vero che il porto canale è la cartolina con cui presentiamo Cesenatico, è altrettanto vero che non può essere oggetto di deroghe o di interventi a spot che rischierebbero di alterarne la natura e la visibilità.